Interviste

Intervista a Gazebo – Dal nuovo album Reset

Con questo nuovo album torni alle sonorita’ elettroniche dopo molti anni. Da cosa nasce questo desiderio di RESET?

Reset e’ appunto la voglia di riscoprire un po i suoni e lo spirito delle lavorazioni di quei tempi. Avendo tenuto la maggior parte dei miei strumenti dell’epoca compreso registratori e mixer analogici non e’ stato poi cosi complicato 🙂

Con chi hai collaborato alla realizzazione di questo progetto (intendo se ci sono musicisti particolari da citare)?

Molto del lavoro e’ stato fatto da me, ma in qualche pezzo laddove la parte compositiva era stata condivisa ho voluto lavorare sugli arrangiamenti con gli stessi autori. Evil con Mario Gentili, Blindness con Dimitris Korgialas e The Secret con Roberto Russo

Che tipo di strumentazione hai adoperato?

Ho lavorato in ibrido, cerando di ottenere il meglio dai due mondi, da una parte la pasta ed il suono dell’analogico dall’altra la grande versatilita’ dei mezzi digitali

A quale pubblico pensi e speri di rivolgerti?

Come primo impatto credo che l’obbiettivo e’ piacere alle persone che hanno vissuto gli anni 80 e che pertanto si sentono a casa con queste sonorita’. Dall’altra mi piacerebbe che ai giovani che hanno dimestichezza con i suoni degli anni ottanta ma non con il formato “song” il progetto possa incuriosire.

Cosa pensi della dance e musica pop italiana del XX secolo?

Ne ho gia’ parlato in altre occasioni, la dance ha subito un drastico spostamento gia’ dagli anni 90 con l’avvento della house e pertanto e’ passata di mano a livello produttivo dai musicisti ai DJ, il Pop e’ relegato ormai ai meccanismi televisivi che sfornano gli artisti di oggi ossia i talent shows.

Che confronti e differenze vedi con la produzione internazionale in base alla tua esperienza?

A dire il vero con la globalizzazzione si e’ uniformizzato un po’ il meccanismo della produzione musicale. Cambiano solo gli idiomi.

Che consigli daresti ai giovani che oggi volessero intraprendere la carriera di compositore, musicista, cantante (con occhio sulla situazione attuale dei talent)?

Consiglio a tutti di prendere il percorso ovvio, i talent shows .. Purtroppo  cercando magari di creare nel frattempo una esperienza live nei locali per rinforzare le proprie capacita.

Nella tua carriera hai avuto la fortuna e possibilita’ di incontrare grandi produttori e manager. Come si e’ evoluta (e come soprattutto vedi te allo stato attuale) la figura dell’imprenditore musicale. Funziona ancora o quali strategie consiglieresti di adottare per cercare di avere successo con un brano realmente potente?

In realta’ e’ cambiato tutto .. Sono rari ormai gli episodi in cui un direttore artistico di una cosiddetta Major riesce con il proprio intuito ad individuare il prossimo nuovo talento. Si delega tutto al consenso televisivo e oggi i grandi managers sono quelli che si muovono nei backstage delle trasmissioni di successo .. Vanno sul sicuro e magari non hanno piu’ la capacita’ di guardare in prospettiva .. Molti dei nostri grandi cantautori hanno sbagliato i primi dischi e non sarebbero diventati cio’ che sono senza uno staff disposto ad investire a medio/lungo termine. Oggi si investe solo sul breve termine , se funzioni subito, OK altrimenti avanti un’altro .. La dura legge dell’auditel. Io credo ancora nella canzone, la melodia, il suono ed il testo che ti porta oltre .. Che ti fa sognare.

Nel corso della tua carriera hai conosciuto grandi personalita’ del mondo musicale, da Giorgio Moroder ai Pet Shop Boys (citami per favore tutti quelli che ti ricordi!!!) Quali sono stati gli incontri piu’ decisivi che hanno segnato la tua musica o la scelta di uno specifico genere musicale?

Sono troppi per ricordarli ma ho avuto la fortuna di conoscere vivendolo a fondo il meccanismo del mercato Internazionale che a quei tempi era molto distante da quello nostrano. Il mio periodo Londinese al Blitz (mitico locale di Steve Strange dei Visage) e’ stato sicuramente determinante per la nascita sia di “Masterpiece” (che all’origine era un brano new wave) che del personaggio Gazebo.

Le tue produzioni non rispecchiano uno stile unico, ma alcuni album sono completamenti diversi l’uno dall’altro. Come mai questa scelta?

Nasce da una voglia di evolversi, la voglia di scegliere percorsi nuovi, di sperimentare di rimettersi in gioco .. Devo dire che con il senno del poi se avessi avuto una figura piu’ presente accanto forse avrei potuto sperimentare di meno e consolidare .. Soprattutto all’inizio della mia carriera.

Nell’album c’e’ un brano che parla di OUTING. Perche’ hai scelto questo argomento? Si tratta di qualcosa di personale?

No ma l’argomento mi ha sempre interessato, questo convivere con una natura che non senti tua deve essere devastante per la propria psiche. Il senso liberatorio nel semplice gesto di annunciare al mondo la propria persona (orientamento o idea che sia) deve essere vissuto come una rinascita e pertanto prorompente ..Perche’  rinunciarci?

Sei un animalista convinto. Quali sono state (se ci sono state) le attaglie che hai sostenuto in tale ambito?

Ho sempre amato gli animali tant’che volevo fare prima il veterinario e poi (per voti imbarazzanti in matematica) lo zoologo, ma la musica mi ha imposto altre scelte .. Credo che dal momento che non tutti siamo vegetariani o vegani (ed io non lo sono) dobbiamo porci il problema di come vengono trattati gli animali destinati alla macellazione. E’ facile scandalizzarsi quando qualche cretino uccide un Leone in una riserva o quando vediamo gli animali abbandonati d’estate sulle autostrade e seppur queste sono battaglie da intraprendere credo che l’uccisione quotidiana di migliaia se non milioni di bovini ovini ecc debba essere svolto in maniera non crudele per questi animali.

Da dove nasce il nome Gazebo?

Lo studio dove registrammo “Masterpiece” si trovava nei scantinati del Teatro Anfitrione che in quel periodo (maggio 1982) presentava un adattamento teatrale del film Gazebo (con Glenn Ford e Debbie Reynolds) .. Vedevo questa scritta ogni volta che entravo nel teatro, mi rimase impressa.. La usai nel testo della canzone e poi quando il disco era pronto decidemmo di camuffare un po la mia identita’ e la nazionalita’ della produzione usando un nome d’arte ..Pensai a Gazebo e cosi’ rimase.

Nel tuo percorso musicale c’e’ molto genere progressive. Come si e’ esplicitato nei tuoi lavori e quanto viene ripreso in RESET?

C’e’ molto del mio background progressive nel disco precedente “The Syndrome” dove ebbi la fortuna di avere la partecipazione di due miti per me come Jerry Marotta (batterista dei primi dischi di Peter Gabriel) e John Giblin bassista con Phil Collins, Kate Bush e Simple Minds. Due splendide persone oltre che due mostri sacri. In Reset prevalgono invece le atmosfere ed i ritmi elettronici degli anni 80.

Con quale dei musicisti (italiani ed internazionali) ti piacerebbe lavorare ad un nuovo progetto?

Beh ce ne sono parecchi, uno su tutti Giorgio Moroder.

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