LA RADIO ALLOCCHIO BACCHINI
Quando sentiamo pronunciare il nome Allocchio Bacchini immediatamente il nostro pensiero ricade su di un determinato design, dell’apparecchio radio, di epoca fascista. Allocchio Bacchini fu un’azienda italiana del settore elettronico, fu considerata come una delle prime industrie elettroniche nazionali che si svilupparono nel dopoguerra.
L’azienda fu fondata, nel 1920 a Milano, dagli ingegneri Antonio Allocchio e Cesare Bacchini. Inizialmente fu composta da pochissimi dipendenti e opera nella costruzione di strumenti per la misurazione elettrica ed apparecchi relativi alla telegrafia e radiotelefonia. In quegli anni la ditta assunse, come ingegnere progettista, Arturo Recla ricordato da tutti anche per il suo libro dal titolo “Strumenti elettrici di misura”[1]. La novità più grande, di quegl’anni, fu la radio. Il governo dittatoriale dell’epoca comprese come essa fosse un importante strumento per la propaganda politica ma il problema maggiore restava il denaro; la popolazione difficilmente poteva permettersi l’acquisto di un apparecchio radio perchè troppo caro. Il problema rimaneva anche per l’acquisto di radio molto più semplici.
Nel 1924 furono avviate le prime trasmissioni radiofoniche, attraverso l’URI, e proprio da quel momento la Allocchio Bacchini iniziò la produzione dei radioricevitori, più precisamente quelli denominati Radioalba. Successivamente a questi si aggiunsero gli amplificatori.
Questo tipo di azienda riuscì a diventare, in brevissimo tempo, una delle maggiori industrie elettroniche in Italia, conquistando anche il mercato degli anni Trenta, quando furono realizzate le famose radio popolari, quelle che tutti conoscono con il nome di Radio Ballila, Radio Rurale e Radio Roma. Iniziarono a produrre anche le autoradio della serie denominata Autonola.
Vennero banditi due concorsi relativi alla costruzione di altri apparecchi radio, rispettivamente nel 1931 e nel 1932. Nel primo concorso si individuarono le caratteristiche costruttive della radio, mentre nel 1932 si scelsero i costruttori e tra tutti si preferì la Allocchio Bacchini. La radio prodotta da questa azienda fu un moderno apparecchio dotato di altoparlante e aveva uno schema elettrico rivoluzionario che permetteva di risparmiare una delle costose valvole termoioniche e il costoso condensatore variabile, utilizzato per la sintonia, venne sostituito con un condensatore fisso.
Oltre a produrre radio, la Allocchio Bacchini, opera anche nel mondo del cinema realizzando altoparlanti e diffusori per i primi film realizzati in “epoca sonora”[2]. Durante la fine degli anni Trenta, l’azienda creò un impianto sperimentale che avrebbe permesso le trasmissioni televisive. Fu possibile grazie alla collaborazione con la Magneti Marelli. Purtroppo l’anno seguente si sospesero le prove.
Con gli anni, questa fabbrica, crebbe notevolmente tanto da avere tre stabilimenti, uno a Milano, uno a Saronno e infine uno a Caronno Petrusella. La seconda guerra mondiale portò notevoli problematiche tanto che la stessa azienda dovette convertire i suoi stabilimenti al fine di produrre materiale bellico, realizzando apparati radio e ricetrasmittenti per uso militare. Come tutte le guerre molti furono i problemi di liquidità monetaria tanto che i dirigenti, trovandosi di fronte ad una forte crisi, dovettero cessare l’attività.
Arturo Recla, ex progettista dell’Allochio Bacchini, insieme agli altri due ex dirigenti Raffo e Ferri, diedero vita ad una nuova società dal nome ABC Radiocostruzioni s.r.l.
Riuscirono a realizzare un nuovo apparecchio radio con un “occhio” attento alle prestazioni ma con un costo molto più contenuto; l’altoparlante venne nascosto da un cartone forato dando vita ad un bel design dal costo quasi irrisorio. Purtroppo anche questa azienda chiuse, subito dopo, per mancanza di denaro.
Giovanni Viganò, industriale veneto nel campo delle montature di occhiali, capì le potenzialità del marchio Allocchio Bacchini che godeva ancora di grande prestigio.
Venne, così, fondata anche l’azienda Radio Allocchio Bacchini S.r.l. Si volle ritornare al precedente nome dell’anteguerra, venne richiamato anche lo storico ingegnere Recla che si mise subito al lavoro su un ampio numero di apparecchi ad uso domestico. Essa riuscì a sopravvivere grazie ad una buona presenza sul mercato delle sue produzioni, durante gli anni Cinquanta e Sessanta. Questa azienda produsse televisori, registratori, radio portatili e giradischi. La concorrenza estera ne decreto un amaro futuro e anche questa attività fu costretta a chiudere.
[1] Articolo reperibile al seguente link http://www.radiomuseo.it/joomla/le-nostre-radio/100-radio-allocchio-bacchini-mod502-s e consultato in data 1 luglio 2015.
[2] V. BUCCHERI, La materia dei sogni: l’impresa cinematografica in Italia, Carrocci, 205, p. 16.